San Michele a Ripa
L’edificio del San Michele a Ripa Grande progettato da Carlo Fontana e Mattia de’ Rossi nel 1686 si affaccia, da un lato, lungo le sponde del Tevere alle spalle del non più esistente Porto di Ripa Grande, mentre sull’altro lato sulla Via di San Michele. Il primo nucleo destinato all’Ospizio Apostolico sviluppatosi, per volere del Papa Innocenzo XII, in un centro polifunzionale ante litteram al cui interno trovavano spazio: ospedali, ospizi, orfanotrofi, scuole di arti e mestieri, laboratori, fabbriche, case di correzione, carceri, chiese, è considerato il primo modello della struttura carceraria moderna dal settecento fino agli inizi del nostro secolo. infatti, al di là del valore estetico, costituisce un esempio illuminato che verrà seguito in tutta Europa: un prototipo moderno e perfettamente funzionale.
Le ultime edificazioni si concludono nel 1834. L’edificio, sotto lo Stato Pontificio, Dopo il passaggio allo Stato Unitario nel 1870 rimase in uso fino al 1972. Seguì un lungo periodo di abbandono di circa venti anni. Oggi è sede anche del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
La casa di correzione, ampliamento del carcere di San Michele a Ripa Grande, voluto da Clemente XI Albani nel 1701 si trova all’interno del vastissimo complesso nella porzione a nord ovest dell’edificio.
La sala Clementina fulcro del restauro, era destinata ad ospitare il carcere minorile, quattro gruppi di celle disposti su tre livelli sono separati da una grande crociera, di 8 metri di luce, che copre la vasta sala centrale alta più di 14 metri. Interrotta al centro da un transetto, illuminato da grandi finestre centinate. Le murature esterne e delle celle sono realizzate in laterizi mentre nel piano seminterrato le murature sono in tufo e mattoni.
Questa tipologia compatta ma pesante, “insiste” a livello sottostante su una serie di possenti pilastri
cruciformi all’interno della sala inferiore al pian terreno. Qui vengono realizzate demolizioni delle
superfetazioni per riportare l’ambiente all’originaria geometria. Nella prospettiva di un riutilizzo dell’edificio sono stati collocati nel piano interrato parte delle centrali tecnologiche necessarie e sono stati utilizzati i due cavedi esistenti per installare altrettanti ascensori.
Data la vicinanza col fiume, per il terreno limo argilloso, nel tempo si erano verificati dissesti dovuti anche alle trasformazioni urbanistiche dell’area, in particolare per la costruzione dei muraglioni del Tevere che avevano compromesso l’andamento delle falde idriche.
Nel livello sottofondale quindi è stato necessario intervenire con un forte consolidamento, affiancando
agli ispessimenti murari originali un sistema di martinetti idraulici che garantissero la necessaria
elasticità per eventuali assestamenti nel tempo. Fu necessario inoltre individuare uno strato solido, localizzato 25 metri più in basso dove scaricare il peso complessivo dell’edificio.
Nella Sala Clementina fu necessario affiancare tiranti d’acciaio alle catene trasversali preesistenti ormai
sfibrate, provvedere all’impermeabilizzazione della copertura, ricostruire il pavimento originario in mattoni disposti a spina che venne ritrovato durante i lavori sotto uno strato di cemento.
Inoltre è stata realizzato un nuovo corpo di collegamento dei due carceri, Maschile e Femminile, per un accesso più funzionale alla sala.
Si è riusciti quindi a realizzare un restauro filologicamente corretto e rispettoso del progetto originario del fabbricato, rispondente altresì agli adeguamenti tecnico-funzionali necessari all’uso contemporaneo.
Attualmente sala Clementina viene utilizzata per eventi culturali e corsi di restauro.
Ubicazione: S. Michele a Ripa, Roma, Lazio
Committente: CO.RE.B. s.r.l.
Tipologia di lavoro: Progettazione architettonica esecutiva per il recupero funzionale dell’ex Istituto Apostolico di S. Michele a Ripa
Data: 1991-1994
Design: Tectura srl, SNA
Project Team: S. Nobili, C. Nobili, F. Marchetti, M. Cagnoni
Consultants: Progetto Strutturale Prof. G. Croci e Ing. W. Santoro, Direzione Lavori F. De Tomasso, P. Marchetti
Superficie: 700 m2
Photo credits: Andrea Jemolo, SNA
Images credits: SNA